Rialzi dei tassi e depositi della clientela: un confronto USA – Europa – Giugno 2023

di Ivo Invernizzi*

     In questa fase rialzista (hawkish) sui tassi per BCE e di ‘stand by’ dopo un severo ciclo di rialzi 2022 e nelle prime riunioni del FOMC del 2023 per la Fed, sono in molti a porsi la domanda se e in quale misura tali rialzi vengano trasferiti (mediante pass-through) in tassi più alti concessi ai depositi della clientela. In tale contesto, ci è di notevole aiuto una ricerca svolta da alcuni esperti della Federal Reserve di New York riferita al ciclo rialzista del 2022 e alla reattività dei tassi sui depositi detenuti presso le banche americane. Le conclusioni dello studio sono interessanti; in particolare:

se il lettore confronta gli incrementi progressivi del tasso sui Fed Funds (tasso effettivo attuale 5,07%, intervallo 5.00%-5,25% dopo l’ultimo aumento del meeting FOMC di maggio di 25 basis point), i tassi sui depositi tendono certamente ad aumentare ma in misura inferiore e con un lag (ritardo temporale). In dettaglio, lo studio ci rivela che nel quarto trimestre 2022 il tasso medio sui Fed Funds si è attestato a 3,7% e i tassi sui depositi bancari americani medi solo all’1.4%; si tratta di un evidente divario medio del 2.3%.

Volendo definire tecnicamente la sensitività dei tassi medi applicati ai depositi bancari della clientela alle variazioni di tassi ufficiali o ‘beta’, esso è la componente della variazione di tasso ufficiale che si trasferisce sui tassi accordati ai depositi della clientela. Gli esperti ricordano che il beta può essere calcolato secondo due modalità:

  • su ogni variazione di tasso ufficiale (Fed Funds rate);
  • come grandezza cumulata riferita a un ciclo di rialzi di tassi ufficiali.

Una conclusione importante dell’analisi degli studiosi Fed, è che  il beta ha raggiunto il valore di 0,4 (1 punto percentuale cumulato di rialzi ha implicato 0,4 punti percentuali di rialzo nei tassi medi sui depositi) nell’ultimo ciclo rialzista 2022; una rapidità di ‘adattamento’ molto superiore al precedente ciclo di rialzi. Il beta nel 2022 è salito molto per due ordini di motivi:

  • la maggior rapidità in numero di rialzi consecutivi del ciclo 2022 dei tassi rispetto ai cicli ‘hawkish’ precedenti;
  • l’effetto ‘concorrenza’ di strumenti finanziari alternativi al deposito bancario classico (savings account) come i fondi monetari, sui quali la clientela può agevolmente trasferire le proprie disponibilità monetarie risparmiate.

Un altro fattore importante che influisce sul beta è il rapporto crediti su depositi (loan/deposit ratio). Al ridursi di tale rapporto (aumento dell’offerta di depositi o riduzione dei crediti), la banca ha l’opportunità o, per meglio dire, la necessità, di finanziarsi in misura maggiore mediante raccolta in depositi da clientela retail a costo contenuto; tale fattore contribuirà a comprimere il beta dei depositi retail  Se, d’altro canto, il loan to deposit ratio salirà rapidamente, la banca si vedrà forzata a ricorrere al funding sul mercato interbancario o mediante emissione di obbligazioni sostenendo un costo maggiore per la provvista. Tale fattore, può far salire il beta perché, seppure a un costo medio (di tutta la raccolta) maggiore in fasi rialziste dei rendimenti obbligazionari come quella attuale, la banca seguita ad avere convenienza nell’aumentare il costo medio della raccolta mediante depositi rispetto al più oneroso funding mediante emissione di bond o, in taluni casi, mediante mercato interbancario (wholesale funding).

Un altro aspetto molto importante citato dagli studiosi è la composizione dei depositi; ovvero è evidente che,  il pricing sui depositi non è identico per ovvii motivi su tutte le categorie di raccolta e di clientela. Citiamo direttamente dallo studio:

‘I depositi complessivi sono fungibili: i depositi infruttiferi possono migrare verso conti fruttiferi, riflettendo il trasferimento di depositi in conto corrente infruttifero (current account) su conti a risparmio remunerati (savings account) o su certificati di deposito (CD). Per trattenere i depositi presso di sé (replicando alla concorrenza), le banche aumentano strategicamente i tassi su specifiche categorie di depositi  fruttiferi senza rivalutare tuttavia il pricing di tutti i depositi’.

Questo trattamento differenziato dei depositi, aggiungiamo noi, chiaramente avvantaggia talune categorie di clientela, penalizzandone altre, ma nel complesso contribuisce non poco a mantenere bassa la sensitività media del costo dei depositi retail (beta) ai rialzi di tassi ufficiali risultando in un beneficio alla banca in termini di maggior margine d’interesse (Net Interest Margin o NIM).

Ma non è tutto: gli studiosi hanno stilato una sorta di ‘scala decrescente di sensitività’ dei tassi concessi alla clientela utilizzando la fonte ‘Ratewatch’ al fine di analizzare il comportamento strategico medio delle banche statunitensi; nell’ultimo ciclo di rialzi 2022:

  • i tassi sui certificati di deposito a 12 mesi sono aumentati maggiormente rispetto a
  • i tassi sui conti deposito di mercato monetario (time deposit) la cui reattività è stata superiore a
  • conti classici depositi a risparmio (savings account) ovviamente superiore a
  • conti correnti (current account).

Secondo lo studio di New York Fed, a beneficio del margine d’interesse (Net Interest Margin) delle banche, per ovvii motivi il trasferimento (pass-through) dei rialzi sui tassi medi applicati alla clientela in crediti è stato in genere ‘superiore’ alle variazioni progressive e cumulate del tasso sui Fed funds quindi, e quindi ‘per estensione’ per quanto ovvio, alle variazioni dei tassi applicati ai depositi retail. A ciò si aggiunga che, tale variazione media applicata ai tassi sui crediti è avvenuta in un tempo più rapido rispetto a quello delle variazioni di pricing registrate sui depositi. Tuttavia, pare che tale ‘vantaggio sia in valore assoluto sia temporale’ sul conto economico delle banche americane potrebbe ridursi dal 2024 in poi.

Dall’altra parte d’Atlantico, da noi in Europa, è interessante notare le conclusioni di uno studio simile svolto dalla BCE avente ad oggetto l’intervallo temporale 2007-2021 in base al quale:

  • addirittura, circa l’86% dei rialzi nei tassi ufficiali (DFR Deposit Facility Rate) è stato trasferito dalle banche europee sui tassi passivi corrisposti dalle banche ai nuovi depositi a termine della clientela corporate (dotata di maggior forza contrattuale rispetto alla clientela retail).
  • Solo il 32% dei rialzi di tassi ufficiali BCE è stato trasferito sui depositi overnight della clientela retail.
  • La maggior reattività dei tassi medi sui depositi ai rialzi dei tassi ufficiali è stata registrata nel caso dei depositi a termine corporate, vista la agevole possibilità per tale categoria di clientela di trasferire più rapidamente le proprie disponibilità monetarie su forme alternative di investimento al deposito bancario (si vedano ad esempio i certificati di deposito o i mutual funds monetari).
  • Il pass-through dei rialzi di tassi medi applicati alla clientela sulla ‘raccolta fresca’ è stato inferiore nel caso di banche di maggiori dimensioni e ‘maggiormente liquide’ rispetto alle banche di piccole e medie dimensioni.

La su indicata ricerca svolta da BCE sul mercato bancario europeo ha mostrato altri tre risultati interessanti che citiamo direttamente dallo studio:

  • ‘I deflussi di depositi e i rimborsi delle TLTRO potrebbero intensificare la concorrenza nel mercato dei depositi, portando a un repricing dei depositi più rapido e più elevato di quanto osservato di recente.’
  • ‘I tassi d’interesse più elevati hanno aumentato l’appetito della clientela corporate costituita da società non finanziarie per tipi di deposito meglio remunerati, spostando il mix di depositi delle banche da depositi overnight più vischiosi verso depositi a termine sensibili ai tassi.’
  • ‘Le banche dell’area euro sono riuscite a contenere l’aumento dei costi dei depositi poiché il repricing dei tassi sui depositi è stato limitato, consentendo loro di beneficiare di un più elevato margine d’interesse (NII)

*“i contenuti sono riferibili unicamente all’autore ed esprimono la sua personale opinione al 29/06/2023, non costituiscono alcuna raccomandazione d’investimento e non impegnano le società e istituzioni di appartenenza”

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RIFERIMENTI

Deposit Betas: Up,Up and away? – Federal Reserve Bank of New York, April 11 2023

https://libertystreeteconomics.newyorkfed.org/2023/04/deposit-betas-up-up-and-away/

Deposit Beta, New York Stern School of Business, April 2023

https://pages.stern.nyu.edu/~pschnabl/data/data_deposit_beta.htm#:~:text=Last%20Update%3A%20April%202023&text=Deposit%20betas%20measure%20the%20sensitivity,the%20short%2Dterm%20interest%20rate

Euro Area Deposit Cost in a Rising Interest Rate Environment, ECB,  May 2023

https://www.ecb.europa.eu/pub/financial-stability/fsr/focus/2023/html/ecb.fsrbox202305_04~7fbb3af52c.en.html

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