Il Net Stable Funding Ratio: considerazioni critiche – Maggio 2021

di Ivo Invernizzi

Il Net Stable Funding Ratio o NSFR della Banca è  un importante indicatore di stabilità finanziaria di Basilea III, che in Europa entrerà in vigore nella sua versione definitiva il 28 giugno 2021. L’NSFR fu introdotto unitamente all’LCR (Liquidity Coverage Ratio) a seguito della crisi finanziaria del 2007-2008, allo scopo di garantire la stabilità del sistema, messa in forse dalla crisi. L’NSFR è dato dal rapporto tra la provvista stabile disponibile a numeratore (Available Stable Funding o ASF o quota di Funding stabile, dato da una porzione del patrimonio di vigilanza e di alcune passività) e l’ importo obbligatorio di provvista stabile richiesta a denominatore (Required Stable Funding o RSF), che è funzione del grado di liquidità degli assets presenti ad attivo di Stato Patrimoniale della Banca. L’indicatore è calcolato in un intervallo temporale di 12 mesi.  Il livello minimo del 100% del rapporto è richiesto dal regolatore alle banche europee, in funzione delle attività detenute e dalle esposizioni fuori bilancio, ovvero da attività meno liquide, come azioni, obbligazioni, prestiti, immobili, partecipazioni e operazioni fuori bilancio.

All’approcciarsi della scadenza regolamentare per le banche europee del 28 giugno 2021, introduciamo alcune considerazioni pratiche:

  1. una preponderante percentuale delle maggiori banche  europee si presenterà a tale scadenza ‘ben equipaggiata’ di un NSFR superiore al minimo richiesto del 100%;
  2. gli assets caratterizzati da minor liquidità, potrebbero implicare un costo del Funding superiore al loro rendimento;
  3. occorre prestare particolare attenzione al funding di alcuni asset ‘da finanza’ quali gli strumenti derivati; sel’importo totale delle attività in strumenti derivati supera l’importo totale delle passività in derivati, la Banca detiene un ‘importo di attività in derivati NSFR’ a cui sarebbe assegnato un fattore RSF del 100%. In caso contrario (passività da derivati superiore a attività in derivati) la posizione derivativa netta ‘negativa’ non si qualifica come ‘fonte di Funding stabile’ e a essa è assegnato un coefficiente di ASF pari a 0;
  4. il Funding  ottenuto dalle banche da BCE mediante le TLTRO III (Targeted Long Term Refinancing Operations) delle quali hanno beneficiato soprattutto le banche italiane e spagnole, ha dato ‘ossigeno’ al loro NSFR;
  5. il vincolo regolamentare da NSFR incide fortemente sia sulla composizione delle fonti (tendenza della Banca a privilegiare il funding stabile, come le varie categorie di azioni che compongono il capitale sociale e la raccolta mediante passività in genere con scadenza medio lunga (oltre l’anno))  da un lato, sia d’altro lato sul versante degli impieghi, privilegiando gli investimenti in assets più liquidi come i titoli di Stato (che rientrano tra i cosiddetti High Quality Liquid Assets o HQLA).

È opportuno notare che, ciascun asset implica un fattore di Required Stable Funding o RSF variabile a seconda del grado di liquidità dell’asset stesso con range dallo 0 al 100% (percentuali tipiche sono 85%, 55%, 50%, 15%, 20%, 10%,5%). È chiaro che gli assets caratterizzati da negoziazione su mercati trasparenti e standardizzati richiederanno un livello di RSF via via inferiore.

Per dovere di completezza, noi di AnalisiBanka ricordiamo che, come per le banche europee, anche nel caso delle banche statunitensi il minimo regolamentare dell’NSFR è sempre del 100% e decorrerà dall’1 luglio 2021.

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