Considerazioni al fondo del leverage ratio – Novembre 2020

di Ivo Invernizzi

Come noto alla comunità finanziaria, in considerazione della pandemia COVID-19, al termine dell’estate 2020 la BCE ha consentito l’esclusione temporanea dal denominatore del quoziente del limite leverage ratio fissato al 3% (quoziente dato da capitale/esposizioni) di esposizioni come monete, banconote e depositi detenuti presso la Banca Centrale Europea.  Le banche possono beneficiare di tale relief fino al 27 giugno 2021. Ma facciamo un breve passo indietro per capire cosa ha originato il limite sul leverage ratio. La crisi finanziaria del 2007-2009 ha portato alcuni problemi relativi all’assunzione a bilancio di asset inizialmente valutati sicuri (vedasi le cartolarizzazioni da mutui subprime massicciamente sottoscritte da alcuni importanti players dell’investment banking statunitense). Gli asset che prima potevano qualificarsi come ‘sicuri’ si sono rivelati l’esatto contrario esponendo il sistema finanziario a un autentico sisma. Le perdite aumentavano e, a peggiorare le cose, alcune banche aumentavano ulteriormente la propria leva poiché queste presunte attività ‘sicure’ implicavano bassi requisiti di capitale per tali banche, proprio perché alle banche era stato consentito ‘levereggiare’ in modo consistente. Dall’equazione base universale del ROE ovvero ROE= ROA+(ROA-OF/MT) valida per tutte le aziende anche non finanziarie, ricordiamo che sul leverage si gioca la gestione caratteristica operativa della Banca, cioè la capacità di fare credito.  È noto a tutti che l’effetto leva è un moltiplicatore potentissimo tanto di utili quanto di perdite. Nel caso di importanti presenze a bilancio di asset rischiosi i cui rendimenti sul capitale investito siano inferiori al costo del capitale stesso, l’effetto leva può rivelarsi in una spirale negativa che porta la banca a fronteggiare difficoltà. È paradossale che il punto di forza del coefficiente di leva finanziaria è anche il suo tallone di Achille. In presenza di effetto leva pronunciato, le banche possono caricare a Bilancio le attività più rischiose, attirate dalla loro elevata redditività immediata (vedasi taluni strumenti derivati rischiosi).

Una banca molto indebitata, pur traendo profitto aggiuntivo dall’assunzione di rischio marginale, se non monitora la propria posizione in termini di leva finanziaria non prende corretta cognizione di causa dei rischi assunti (come avvenne nel caso di player dell’investment banking divenuti famosi perché all’origine della crisi finanziaria), trasferendo le proprie perdite sia sui suoi creditori, sia sugli azionisti, nel caso estremo di insolvenza.

C’è però una importante luce in fondo al tunnell di assunzione di leva aggiuntiva illimitata che restituisce ottimismo su una ‘leva buona’. Nella corretta e prudente gestione del bilancio bancario, in termini di ALM, esiste un confine al rischio addizionale assunto dalla Banca; tale limite che definiremmo ‘fisiologico’ implica la raccolta di capitale aggiuntivo di buona qualità (Vedasi il Tier 1) sul mercato proporzionalmente all’assunzione di leva. Si noti tuttavia l’altra faccia della medaglia: per banche sull’orlo del default, spesso entrare in complesse operazioni a leva intensa, diviene estremamente difficile, perché è per loro difficile trovare capitale di rischio fresco, salvo soluzioni di bailout o di intervento straordinario da altri istituti di credito, proprio perché la loro formula imprenditoriale risulta indebolita e ‘poco credibile’ per gli investitori. Tuttavia, si noti che, l’evidenza empirica suggerisce che una miglior capitalizzazione costituisce una ‘garanzia’ per gli istituti di credito a rilevanza sistemica (G-SIB) anche al fine di una miglior capacità di assorbimento delle perdite (Total Loss Absorbing Capacity) che a propria volta costituisce un requisito vincolante per questi istituti sistemici. Tirando le fila delle nostre brevi riflessioni, ricordiamo al lettore attento che, il requisito Basilea III del coefficiente di leva finanziaria del 3% sarà vincolante il 28 giugno 2021, ma le banche sono già tenute alla disclosure del loro coefficiente di leva finanziaria attuale.

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