Basilea IV, ma non solo – Febbraio 2021

di Ivo Invernizzi

Secondo le riflessioni proposte da KPMG nella pubblicazione di Dicembre 2020 ‘Financial Resilience in Banking – A Balancing Act’, in considerazione degli effetti deleteri della pandemia,  tra le cosiddette ‘elargizioni’ concesse alle banche dalle Autorità di Vigilanza,  c’è il differimento di un anno dell’efficacia di Basilea IV, inizialmente prevista dall’1 gennaio 2022, poi slittata a decorrere dall’ 1  gennaio 2023.  Posto che gli effetti della recessione sui bilanci bancari si faranno sentire realmente solo da quest’anno, il vero dilemma per le banche sarà conciliare il sostegno creditizio alla recovery con la futura attuazione di Basilea IV, ovviamente penalizzante sotto il profilo  dei requisiti di capitale.

Leverage ratio

Il saggio prosegue affermando che, dal punto di vista del grado di leva finanziaria (Tier 1 leverage ratio = Tier 1/asset consolidati), le Autorità hanno consentito di escludere dal calcolo del denominatore alcune categorie di esposizioni finanziarie attive dirette verso BCE come le monete, le banconote e i depositi. Gli esperti di KPMG rilevano che questo ‘relief’ ha dato ossigeno soprattutto alle banche a rilevanza sistemica (G-SIB). Si ricordi che il limite regolamentare di leverage ratio  del 3% sarà operativo dall 28 giugno 2021.

Liquidity coverage ratio

Prima della crisi pandemica, il Liquidity Coverage Ratio (LCR) era ben superiore al minimo regolamentare del 100% per varie banche. In media, durante la pandemia la liquidità bancaria pare aver tenuto bene. Se da un lato, è innegabile che  la ‘salute della cassa’ non è uguale per tutte le banche e va analizzata istituto per istituto, anche a causa delle moratorie straordinarie sul credito che hanno rivoluzionato i funding plan,  buona parte degli istituti  è stata forzata ad attingere alle proprie riserve liquide per garantire ‘carburante’ all’economia reale paralizzata. D’altro lato, a seguito della massiccia immissione di liquidità nel sistema da parte delle banche centrali (vedi ad es. TLTRO III), non pochi istituti si sono trovati nel paradosso di dover investire l’eccesso di cash presente nei propri bilanci in attivi finanziari a tassi eccezionalmente bassi.

 Capital buffers

La possibilità di impiegare alcuni buffer di capitale di natura anticiclica (CCYB) ‘liberati’ dalle Autorità, per le banche si è esplicitata sia in un aumento dei flussi creditizi all’economia reale, sia in un miglior sostegno alla loro redditività, pur duramente provata da un lungo periodo di tassi modesti. E’ peraltro da tenere ben presente la spada di Damocle dell’incertezza sui tempi e sulle modalità in cui tali buffer dovranno essere in futuro  ricostituiti dalle banche, una volta usciti dalla crisi.

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