Back to basics: capire alcuni indicatori patrimoniali della Banca – Febbraio 2021

di Ivo Invernizzi

Non è raro nelle trimestrali  bancarie relative al quarto trimestre 2020 e nelle relazioni ai bilanci 2020, imbattersi nei giudizi relativi alla posizione patrimoniale della banca. Per prima cosa le trimestrali ci dicono se la posizione della banca è solida o meno in funzione di indicatori patrimoniali al di sopra o al di sotto dei requisiti minimi regolamentari. E’ facile quindi trovare una prima indicazione percentuale (in genere si aggira tra il minimo regolamentare dell’8% ma può superare il 15%) del Common Equity Tier 1 ratio ‘pro-forma’  . Lo ribadiamo anche per i non esperti, il  coefficiente CET1 ratio è una misura del rapporto tra capitale azionario di ’migliore qualità’ della banca messo nel ratio a numeratore, rispetto alle sue attività totali ponderate per il rischio (Risk Weighted Assets) a denominatore e indica il grado di solidità patrimoniale della banca. Esclude eventuali azioni privilegiate o partecipazioni di minoranza, il che lo differenzia dal coefficiente di capitale di classe 1 strettamente correlato. Nelle relazioni al bilancio non è raro trovarlo calcolato al netto delle distribuzioni di dividendi, oppure a ‘esclusione’ di operazioni straordinarie, come fusioni per incorporazione-acquisizioni, cessioni di rami di azienda (si vedano le cessioni di reti sportelli). Spesso si distingue un CET1 ratio ‘phased-in’ ovvero calcolato escludendo le disposizioni transitorie di Basilea III che prevede una applicazione graduale di alcune deduzioni dal capitale primario di classe 1 (con il programma di introduzione graduale predefinito pari al 20% delle deduzioni introdotte gradualmente al 31 dicembre 2014, al 40% al 31 dicembre 2015 e successive)  e il CET1 ratio ‘fully-loaded’, cioè calcolato con piena applicazione di tali deduzioni ‘penalizzanti’. Non è raro poi nelle trimestrali trovare indicazione del fatto che la Banca abbia rispettato i cosiddetti ’ buffer’ di capitale quali ad esempio: capital conservation buffer, O-SII o Other Systemically Important Institution buffer, CCB Countercycical Capital Buffer. Tutti i ‘buffer’ costituiscono un cuscinetto patrimoniale atto a garantire la solidità patrimoniale della banca in condizioni di stress. In particolare, la riserva patrimoniale denominata ‘countercyclical buffer’ ha l’obiettivo di dotare la banca di un cuscinetto di risorse atto a contrastare la natura ‘prociclica’ dell’attività creditizia pura. Si ricordi che, in conseguenza della pandemia coronavirus, il 12 marzo 2020 la BCE ha consentito alle banche di utilizzare parzialmente alcuni strumenti di capitale non qualificabili nella categoria ‘Common Equity Tier 1’, al fine di soddisfare il requisito patrimoniale regolamentare di ‘secondo pilastro’. Il requisito di secondo pilastro o Pillar 2 Requirement (P2R) è un requisito  specifico che si applica in aggiunta, e copre i rischi che sono sottostimati o non coperti dal requisito patrimoniale minimo (noto come requisito di primo pilastro o Pillar 1).  Un altro elemento cruciale ai fini della valutazione di robustezza patrimoniale della Banca sono le DTA (Deferred Tax Assets) o imposte differite attive. In sintesi, la presenza di operazioni straordinarie (si vedano acquisizioni e fusioni), può dar luogo ad avviamenti negativi o a riallineamenti di avviamenti che determinano un credito fiscale per la banca incorporante; ci possono essere inoltre contribuzioni pubbliche non soggette a tassazione che contribuiscono ad aumentare le DTA, una voce importante che concorre a formare una componente consistente di patrimonio bancario.  Le DTA possono anche derivare da crediti fiscali per perdite riportabili a nuovo, oltre che da Partial Purchase Allocation (PPA), si tratta in termini molto semplici di crediti d’imposta  ottenibili mediante la deduzione dal reddito d’impresa dei costi di una integrazione bancaria.

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