Strategie ESG in Banca: una riflessione – Giugno 2022

di Ivo Invernizzi

      Data la delicatezza e la centralità assunta dalle politiche di credito e di investimento orientate alla sostenibilità (ESG = Environment Social Governance)  vediamo una breve (e non completa e esaustiva) tassonomia delle strategie ESG adottabili da un investitore istituzionale, in particolare da una Banca sia osservata nel ruolo di creditore corporate per le imprese, sia in quello di asset manager di investimenti:

  • negative Screening: si tratta dell’approccio maggiormente adottato in asset management. La Banca esclude dagli asset investibili o dalle aziende alle quali concedere credito, tutte le imprese non allineate agli standard internazionali ESG (si vedano i player dei settori armi, tabacco, contenuti per adulti, ecc.)
  • Positive Screening: la banca seleziona asset d’investimento (tipicamente equity o bond) emessi da aziende ‘ESG oriented’ o concede credito ad aziende che adottano elevati standard ESG KPI (Key Performance Indicator).
  • Integration: la Banca investe in aziende sia adottando crediti di analisi finanziaria tradizionale (es.quozienti di bilancio come il ROE, ROI, leverage ecc. o multipli di mercato come il Price to Book Value o Price Earning), sia attenendosi alla verifica di score adeguati da parte dell’impresa in termini ESG. Si tratta pertanto, in sede di selezione dell’asset d’investimento,  di integrare sul medesimo piano l’analisi finanziaria tradizionale (sia fondamentale e ‘bottom up’ basata su fondamentali di bilancio, o su indicatori di mercato come il momentum, sia ‘top down’ basata su indicatori macroeconomici) con il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile.
  • Thematic investing: la banca investe in aziende prevalentemente orientate a tematiche specifiche a matrice ESG, quali la transizione climatica, l’eguaglianza di genere, o i principi di sviluppo sostenibile ONU (SDG).
  • Impact investing: una strategia di investimento generale adottata dalla Banca, rivolta alle sole aziende che generano rendimenti finanziari superiori creando al contempo un impatto sociale o ambientale positivo e virtuoso.
  • Best in class investing: la Banca rivolge le proprie risorse di credito e o d’investimento prevalentemente ad aziende ‘prime della classe’ appartenenti a gruppi di peers (concorrenti) che sono ‘migliori’ in termini di impegno ESG rispetto ai competitor. La stessa strategia può evolvere in ‘best in progress’ investing, consistente nel selezionare strumenti finanziari specifici (es bond, OICR, equity, asset alternativi), che progressivamente evidenzino dei passi avanti nel rispetto di criteri di sostenibilità (es.i sustainable linked bonds le cui cedole si incrementano in funzione del raggiungimento di KPI).

    In questo contesto, che assume una valenza critica nell’attuale congiuntura economica (si vedano ad esempio  la crisi e transizione energetica e l’alta inflazione riconducibili al conflitto – russo ucraino che hanno portato l’attenzione della comunità finanziaria sui settori di energia alternativa e ‘non oil &gas’) desideriamo ricordare  al lettore un punto di vista alternativo, che ci forniscono gli economisti d’impresa Michael Porter, George Serafeim, Mark Kramer  in un loro articolo pubblicato su Harvard Business Review nel 2019  denominato ‘Where ESG fails’.

Secondo gli autori, il mero e rigoroso rispetto di un elenco di principi ESG ai quali l’azienda si dovrebbe conformare non si tradurrebbe automaticamente in una garanzia di maggiori rendimenti attesi (alpha) dall’investimento in essa, quindi in creazione di valore per gli azionisti. In alternativa, secondo gli studiosi, si potrebbe parlare di ‘shared value’ (valore condiviso con gli stakeholder) solo nel caso di alcune aziende virtuose che adottino progetti specifici a elevato impatto sociale, ambientale, climatico e di buona governance, che si riverbera nella  effettiva creazione di valore.

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Riferimenti:

Infographic | How Today’s Banks are Adopting ESG-Based Strategies to Become More Sustainable, Sustainalytics, December 10, 2021

‘Where ESG fails’, By Michael Porter, George Serafeim, Mark Kramer, HBR, October 16, 2019

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