Crisi Russia-Ucraina: alcuni effetti sul sistema bancario – Marzo 2022

di Ivo Invernizzi

Come purtroppo ben noto, il recente intervento militare russo in Ucraina oltre che gravi perdite in vite umane, ha avuto conseguenze rilevanti sul sistema bancario. Cerchiamo di mettere ordine nel complesso news flow di questi giorni sul tema, avvertendo il lettore che le disposizioni sanzionatorie sono in divenire, quindi la presente analisi potrebbe non essere completa e esaustiva.

     La prima conseguenza importante dell’inasprimento delle sanzioni imposte da Stati Uniti, UE, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Canada è stata la disconnessione dal circuito SWIFT delle principali ‘e selezionate’ banche russe, sono inoltre state imposte restrizioni alla Banca Centrale di Russia (d’ora in poi BCR) in termini di ‘congelamento’ dei rispettivi asset.

      Il nodo della questione è se, nel quadro delle sanzioni SWIFT imposte alle banche russe, gli Stati alleati occidentali possano o meno introdurre esenzioni per i pagamenti dei servizi e prodotti del mercato dell’energia russa (tipicamente il gas) dal quale purtroppo l’UE è fortemente dipendente; questo perché  I pagamenti dei servizi di energia sono complessi da isolare senza modificare la struttura generale del sistema di tracciamento delle transazioni di SWIFT. Le sanzioni dovrebbero in tal senso consentire alle banche non ancora escluse da SWIFT di proseguire nei pagamenti. Tuttavia, la prosecuzione della crisi russo-ucraina potrebbe estendere l’esclusione da SWIFT a tutto il sistema bancario russo, con conseguenze molto negative in termini di flussi di import-export sia per l’UE sia per la Russia.

      Al momento in cui si scrive, l’esclusione da SWIFT dei principali 5 istituti bancari russi costituisce il 50% del banking interno del paese; si ricordi inoltre che, in Russia a inizio 2022 le banche autorizzate a operare con apposita licenza bancaria erano 360.  È superfluo evidenziare che, il blocco di SWIFT avrà effetti molto negativi sulle forniture di energia (principalmente gas) verso l’Europa. L’impatto si è già ovviamente registrato nell’immediata impennata dei prezzi dei principali combustibili da riscaldamento (petrolio-gas) e metalli industriali. Si evidenziano:

  • Termine delle transazioni internazionali.
  • Volatilità delle divise.
  • Massicci deflussi di capitale dalla Russia (si noti che BCR ha già introdotto limiti al deflusso di capitali verso estero).

Come noto, le sanzioni imposte alla BCR hanno avuto già un effetto interno molto dannoso sull’economia russa e sul suo sistema bancario in generale, in particolare:

  • corsa agli sportelli bancari o ‘bank run’ (deflusso di depositi);
  • ‘dollarizzazione’;
  • Svendita e drenaggio di riserve;
  • ‘fermo’ generale del sistema bancario.

È inoltre del 28 febbraio 2022 la notizia che anche la Banca del Giappone ha introdotto limitazioni ai trades gestiti con la BCR e ha ‘congelato’ le riserve russe denominate in yen. Anche la Svizzera ha fatto sapere che molto probabilmente seguirà i provvedimenti adottati da UE e Stati Uniti, sanzionerà la Russia congelando gli asset russi. Citiamo infine dal sito del Dipartimento del Tesoro Americano:

‘l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha vietato ai cittadini statunitensi di effettuare transazioni con la Banca centrale della Federazione Russa, il National Wealth Fund della Federazione Russa e il Ministero delle Finanze della Federazione Russa. Questa azione immobilizza efficacemente tutti i beni della Banca centrale della Federazione Russa detenuti negli Stati Uniti o da soggetti statunitensi, ovunque si trovino.’

Tra le conseguenze – al momento del tutto non chiare – delle restrizioni imposte alla BCR potrebbero annoverarsi inoltre:

  • un limite imposto alla BCR all’utilizzo delle proprie linee di credito presso il Fondo Monetario Internazionale;
  • possibili Limiti di accesso a circa 20 miliardi di dollari presso la BIS (Banca per i Regolamenti Internazionali).

Si ricordi che, al fine di tutelare  il rublo che, per ovvie ragioni, ha visto una ‘capitulation’ soprattutto nei riguardi delle principali divise ‘forti’ (vedasi euro e dollaro) e di arginare il deflusso di capitali, la BCR ha innalzato il proprio tasso ufficiale dal 9.5% al 20%.

Secondo autorevoli analisti, tra le restrizioni introdotte da BCR su alcuni mercati finanziari si annoverano:

  • sul mercato valutario Forex, solo la BCR può modificare il prezzo delle coppie di divise al Moscow Exchange (MOEX). Il Ministero delle Finanze russo ha introdotto requisiti obbligatori per la vendita di divisa estera, in particolare per le aziende russe obbligate a vendere l’80% delle loro entrate in divisa estera.
  • La BCR avrebbe ordinato ai partecipanti al mercato obbligazionario di respingere le offerte di controparti straniere a vendere titoli obbligazionari russi.
  • La BCR ha imposto restrizioni alle istituzioni finanziarie statunitensi all’acquisto-vendita di titoli di Stato russi in divisa locale emessi dopo il 1° marzo 2022. BCR avrebbe inoltre imposto ai partecipanti al mercato di respingere la vendita di titoli russi da controparti non residenti in Russia

Chiudiamo questa breve e non esaustiva disamina, portando all’attenzione del lettore anche alcuni recenti impatti negativi di bilancio che hanno colpito taluni importanti marchi bancari europei, in primis,   la chiusura delle loro rispettive filiali o società controllate in Russia e Ucraina. Gli analisti hanno approfondito tre aspetti delle chiusure di ‘full branch’ e controllate russe:

  • Impatto negativo sul loro patrimonio consolidato ‘di migliore qualità’ con effetto negativo sul Common Equity Tier 1
  • Rimozione di RWA (Risk Weighted Assets) connesse alle loro attività in Russia
  • Possibili finanziamenti ‘infragruppo’ delle rispettive case madri alle filiali russe che influirebbero sia sulle RWA sia sul CET1 consolidato.
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